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Decluttering

Spazio per gli oggetti oppure spazio per noi? 

 

Il termine inglese “clutter” indica la presenza di accumuli, ingombri, ciarpame in una stanza, ma si usa anche per indicare uno stato di confusione mentale, di poca chiarezza e di indolenza: parliamo di quel sentire la “testa confusa”, intasata da dubbi e indecisioni che ci immobilizzano.

Significativamente, uno stesso termine fa riferimento tanto a un disordine nello spazio fisico quanto a un disordine di tipo psichico e mentale.

“Declutterare” quindi vuol dire agire sullo spazio fuori da noi, ripulendolo, semplificandolo, alleggerendo gli accumuli di oggetti presenti per raggiungere l’obiettivo di sentirsi più leggeri, centrati e presenti a noi stessi, efficaci.

Staccandoci dagli oggetti ci staccheremo anche dai nostri attaccamenti.

L’ invasione di “cose” dentro il nostro spazio fisico ci riguarda tutti, in quanto non sto parlando degli accumulatori compulsivi portatori di un vero e proprio disagio mentale, ma parlo di tutti noi che, sono certa, almeno una volta abbiamo considerato l’insensatezza della cosa, ma siamo parte di uno stile di vita contradditorio in cui, nel migliore dei casi, consumismo e desiderio di benessere materiale convivono con l’aspirazione a una maggiore essenzialità, pulizia e semplicità. 

Noi stiamo lì nel mezzo, magari consapevoli ma piuttosto passivi e impotenti.

La notizia è che possiamo modificare questa passività con delle azioni precise, abbracciando un percorso di trasformazione personale che richiede impegno e motivazione, e non è solo tecnica ma anche disponibilità a mettersi in gioco.

Non si tratterà di abbracciare un minimalismo assoluto, anzi, una casa vuota, asettica, ordinata in modo maniacale difficilmente riuscirà a risultare anche calda, accogliente e amorevole!

Al contrario gli oggetti devono essere protagonisti del nostro spazio, devono essere scelti con cura e aderire alla nostra personale idea di bellezza; in nessun caso dobbiamo lasciarci sopraffare da essi perché ci sono stati regalati, li abbiamo ereditati, sono preziosi, ecc se non suscitano in noi la leva di un’emozione!

Sembra facile e invece si tratta di un lavoro che richiede delle tecniche precise, che posso mettere a disposizione di chi desidera avviare questo processo di cambiamento profondo fuori e dentro di sé.

Le persone durante questo percorso e grazie ai mio supporto attingeranno a capacità personali e organizzative nuove, che poi resteranno a loro disposizione per gestire in modo efficace anche altri aspetti di vita (come insegnano le neuroscienze, attraverso l’azione consapevole e organizzata di decluttering si attivano delle aree precise nella corteccia prefrontale che sono quelle deputate proprio alla pianificazione e all’organizzazione in generale).

Faccio un ultimo cenno alla correlazione esistente tra l’accumulo di oggetti e l’accumulo di peso: gli schemi mentali che si propongono al corpo attraverso il cibo, accumulando peso, sono analoghi a quelli che si propongono alla casa, accumulando oggetti, e in entrambi i casi le dinamiche emozionali parlano spesso di:

  • Vuoti affettivi da colmare

  • Disistima

  • Paura di sbagliare

  • Bisogno di “corazzarsi” rispetto a un mondo percepito come ostile

Chi avesse bisogno di approfondire questo particolare aspetto, ed agire attraverso il decluttering anche sul tema del proprio rapporto con il cibo, può consultare il sito di Silvia Ruffilli – Progetto CasaCorpo – www.silviaruffilli.com

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